LA MUSICA E’ UN LINGUAGGIO
Perché è importante valorizzare la musica
Tv Key – aprile 2016
“Siamo on-air domani, mi trovate una musichetta?” – “Il cliente la vuole in perpetuo, si può fare?” – “Avete musiche gratis?” – “Io le compro a poche decine di euro” – “Non mi è rimasto molto, ci state dentro?”.
Nel corso degli ultimi anni nuove generazioni di creativi e marketing manager sembra si siano progressivamente dimenticate del ruolo che la musica riveste nella comunicazione. Eppure ogni giorno la vita di tutti noi è, direttamente o indirettamente, a contatto con la musica.
In questo articolo tratterò l’argomento sotto tre punti di vista: il rapporto linguaggio-musica, come essa è in grado di influire sulle emozioni e sugli stati d’animo, e come avviene la percezione dei suoni da essa generati. Poiché il linguaggio è esso stesso comunicazione è indispensabile prender coscienza degli effetti che la musica produce sull’efficacia della comunicazione.
La riflessione sul rapporto linguaggio-musica dipende dalla definizione che si dà del termine linguaggio. Nella sua accezione più estesa è un insieme di codici che trasmettono informazione, un sistema simbolico dotato di capacità espressiva e comunicativa. Quando resta circoscritto alla sfera della comunicazione verbale, possiamo porre la questione in termini di analogia: la musica è come il linguaggio?
In entrambi i casi la musica risulta essere un linguaggio non meno importante di quello visivo, corporeo o verbale, in grado di esprimere idee, concetti, sentimenti propri di ogni individuo. E’ uno dei fondamenti della nostra civiltà. L’uomo costruì i primi strumenti oltre 35 mila anni fa: tamburi, flauti, scacciapensieri.
Perché i nostri antenati incominciarono a fare musica? Quali vantaggi ne ricavavano?
La musica aveva (e ha anche oggi) la capacità di cementare una comunità, scandendone i ritmi e rinsaldando i legami fra i suoi membri. Essa garantisce la coesione sociale e la sincronizzazione dell’umore dei componenti di un gruppo, favorendo così la preparazione di azioni collettive.
Lo capisce anche un bambino
Che la musica sia come il linguaggio lo si comprende anche analizzando alcuni efficaci metodi di approccio alla musica pensati per i bambini.
Il successo di questi metodi è dovuto al fatto che essi descrivono la modalità di apprendimento musicale del bambino, a partire dall’età neonatale, fondandosi sul presupposto che la musica si possa apprendere secondo processi analoghi a quelli con cui si apprende il linguaggio.
Questi metodi hanno due aspetti in comune:
- non danno per scontato che sia troppo presto imparare certe dinamiche;
- permettono ai bambini di avvicinarsi alla musica attraverso il gioco.
La lingua è una delle prime cose che si apprendono, non si aspettano i 6 o 7 anni; il gioco è il mezzo che consente ai genitori di comunicare con i figli e di aiutarli a esprimere le prime parole per imitazione. Per quale strana ragione se un bambino di 6 anni intona male una canzoncina viene subito apostrofato come “stonato”, mentre se sbaglia un verbo si risponde che è una cosa normale? se si giustifica che l’apprendimento della grammatica avviene gradualmente, perché ciò non dovrebbe valere per la musica? come il linguaggio è necessario iniziare subito, ma anche la musica ha i suoi tempi di apprendimento. Di fatto non esiste lo stonato in assoluto: è solo ed esclusivamente una questione di educazione e metodo.
Il bambino prima ascolta le singole note e in seguito potrà addirittura cantarle per nome. Dopodiché impara gli intervalli tra una nota e l’altra. In parallelo sviluppa il senso ritmico e quello melodico. Successivamente si avvicinerà agli accordi e potrà così approfondire il senso armonico. Se tutto questo processo di apprendimento è accompagnato con il gioco e con immagini, tutto risulterà più semplice. Esattamente come avviene per il linguaggio.
Potremmo domandarci perché nelle agenzie, a fianco del copy e dell’art, non venga prevista la figura del consulente musicale. Tutti e tre partono da una materia prima individuabile in pochi elementi costitutivi: le lettere dell’alfabeto, i colori, le sette note musicali, che consentono di creare le parole, nuovi colori o gli accordi.
La grammatica, l’uso di una determinata tecnica grafico / pittorica o le regole dell’armonia e della composizione ci permettono rispettivamente di scrivere frasi perfette, elaborare disegni / quadri o creare musica. L’abilità nell’individuare le parole, i colori / immagini e i suoni più efficaci, è la componente della Creatività, cioè la capacità di creare e inventare qualcosa di nuovo e utile. Diviene Arte quando è capace di trasmettere emozioni e messaggi soggettivi di valore universale.
Il potere della musica: le emozioni
L’insieme dei suoni che compongono un brano musicale agisce provocando diverse reazioni psicofisiche: la musica può rievocare un evento, un’immagine, un periodo storico o un particolare stato d’animo. I primi studi sulle risposte emotive alla musica risalgono al 1936, quando la psicologa e musicologa Kate Heiner dimostrò che vi sono due elementi essenziali che il nostro cervello utilizza per elaborare una risposta emozionale alla musica: il modo, cioè la tonalità (Maggiore/minore), e il tempo, cioè la velocità di esecuzione (Veloce/lento). Si è così notato che dalla combinazione del modo e del tempo l’uomo ricava delle emozioni che possiamo definire universali.
Che queste risposte emotive siano comuni a tutti, è dimostrato da un altro importante esperimento compiuto in tempi più recenti all’università di Montreal da Isabelle Peretz, la quale ha registrato le modificazioni indotte dalla musica su vari parametri fisiologici, come la pressione del sangue, la frequenza cardiaca e la conduzione elettrica della pelle.
In questo esperimento un gruppo di soggetti è stato sottoposto all’ascolto di diversi brani musicali che erano classificati come allegri, sereni, paurosi, tristi.
Ebbene, si è dimostrato che le musiche producevano il medesimo effetto in tutti gli ascoltatori, indipendentemente dal giudizio soggettivo sul tipo di emozione suscitata. Ciò dimostra che l’ascoltatore non è necessariamente consapevole dell’effetto che la musica esercita su di lui e ci fa intravedere quale potere la musica abbia sui nostri comportamenti.
Il viaggio dei suoni nel nostro cervello
I suoni sono fenomeni fisici in grado di influenzare tutte le cose con cui vengono a contatto.
Suoni di particolari frequenze, possono ad esempio rompere un vetro; mentre, altri, impercettibili all’orecchio umano, possono essere utilizzati per dare ordini a un cane.Ma dove viene elaborata la musica nel nostro cervello?
Distinguiamo due fasi: la fase dell’udire i suoni come fenomeno periferico legato all’orecchio e al nervo acustico; la fase del sentire dove il suono viene filtrato grazie al talamo, che consente il passaggio dell’informazione fino al lobo temporale in centri che (guarda caso) si trovano in prossimità di quelli del linguaggio, e qui si verifica finalmente il processo dell’ascoltare, con un coinvolgimento globale del nostro sistema nervoso e delle funzioni psichiche ad esso connesse.
Si dice che il suono musicale viene cioè intellettualizzato.
Sempre Isabelle Peretz dell’Università di Montreal ha supposto che la metà destra del cervello elabora in maniera complessiva, mentre quella sinistra in modo analitico.
Conclusioni
Oggi è ancora più importante valorizzare la musica nei nuovi modelli di comunicazione. La complementarietà tra il modello “top-down” del broadcasting tradizionale e quello “bottom-up” dei media digitali, che coinvolgono attivamente e più a lungo il target, rende ancor più indispensabile non trascurare la forza della musica.
Altrettanto importante è saper individuare i fattori che contribuiscono all’efficacia del messaggio musicale allo scopo di elaborare prodotti coerenti. Di fatto ciò avviene già per importanti produzioni: creativi e producer possono impiegare diverse settimane prima di individuare il brano più adatto.
Che se si tratti di un prodotto universalmente conosciuto o meno, di una campagna di comunicazione estesa a carattere locale o nazionale, ad uso interno piuttosto che B2B / B2C, la musica è sempre un fattore determinante per l’efficacia della comunicazione.
Inutile girarci intorno: non ha senso ricordarsi della musica solo al termine di una produzione.
E’ ingrediente fondamentale, al pari del testo o delle immagini, e ha diritto ad essere inclusa nelle valutazioni di budget fin dall’origine del processo produttivo. Occorre anche non sottovalutare il potere che la musica può avere in senso opposto. Sono sempre più numerosi i casi di campagne che perdono di efficacia a causa di una musica mal scelta o di scarsa qualità: testimonial di livello, fotografia e regia di prim’ordine, creatività originale… e la musica è una royalty free! Rimando a un articolo sul blog di Preludio per approfondire le ragioni per cui sia meglio che le agenzie evitino l’acquisto di licenze royalty free. In questa sede è importante rimarcare come già solo la qualità sia una variabile imprescindibile che dovrebbe orientare ogni creativo nelle proprie scelte.
Di recente, in seno alla Federazione degli Editori Musicali, è nato un comitato per la “Production Music”. Crediamo nella qualità, da sempre, e pensiamo che la musica non possa e non debba essere svalutata, ma anzi debba riappropriarsi il proprio ruolo fondamentale nel processo produttivo di ogni comunicazione efficace.
E se l’efficacia di un investimento pubblicitario è direttamente proporzionale al livello dei singoli elementi della catena produttiva, conviene scegliere sempre musica di qualità.
In caso contrario non scandalizzatevi se le vostre redemption risulteranno correlate… all’elemento più scarso!
Andrea Thomas Gambetti
Amministratore unico di Preludio s.r.l. e membro del comitato “Production Music” – F.E.M. (Federazione Editori Musicali)
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ALCUNI RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI:
Ringrazio il sito www.musicotherapy.it e il dottor Fulvio Muzio. L’università di Siena per i suoi interessanti studi sulla materia.
Gianmario Borio, a cura di, L’orizzonte filosofico del comporre nel ventesimo secolo, Bologna, Il Mulino, 2003, pp. 3-47, 241-322.
Hans Heinrich Eggebrecht, Musica come linguaggio (1961), in Il senso della musica: Saggi di estetica e analisi musicali, Bologna, Il Mulino, 1987: 27-67.
Trasybulos G. Georgiades, Musica e linguaggio: Il divenire della musica occidentale nella prospettiva della composizione della Messa, trad. di O. P. Bestini, Napoli 1989.