Tutto cio’ che dovete sapere sulla musica ROYALTY FREE

LA MUSICA DETTA “ROYALTY FREE”
Spesso ci viene chiesto se il nostro catalogo di musiche per la pubblicità Preludio Music Library includa la cosiddetta musica “Royalty Free”.
La risposta è NO. Tra noi e le Free Royalty ci sono tantissime differenze che dovrebbero indurre i clienti a NON scegliere mai le Free Royalty per le proprie produzioni. Queste differenze sono insite nell’essenza stessa delle musiche “Free Royalty” e sono relative a ben 12 argomentazioni:

  • LE 3 PIE ILLUSIONI delle FREE ROYALTY
  • TRATTATIVE DIRETTE con ESCLUSIONE della SIAE
  • FREE UN FICO SECCO
  • DEPOSITATE SI o NO?
  • LA PIRAMIDE della CATENA di SANT’ANTONIO e l’EQUO COMPENSO
  • LICENZE NON ESCLUSIVE e GENERICHE
  • I PONZIO PILATO: LA MANLEVA DI RESPONSABILITA’
  • QUALITA’
  • PROFONDITA’ e RINNOVO
  • PASSIONE e PERSONE
  • PUBBLICITA’ sulla PUBBLICITA’
  • BOOMERANG LEGALE / FISCALE

Con questo articolo desidero sfatare il mito delle Free Royalty e spiegare, una volta per tutte, che gli assunti di partenza, sulla base del quale le Free Royalty sono nate, sono illusori e fuorvianti e che per diverse ragioni, a volte, affidarsi a questi cataloghi può rivelarsi un pericoloso boomerang.
L’articolo vuole essere esaustivo dell’argomento, quindi se avete poco tempo per leggerlo rimando a questo sintetico specchietto: https://preludio.it/perche-non-scegliere-musica-royalty-free/

LE 3 PIE ILLUSIONI

In primis le Free Royalty illudono gli utenti.

Andate su qualsiasi sito Free Royalty e troverete più o meno le stesse identiche parole. Sono le 3 pie illusioni attraverso le quali si fa credere agli utenti che, grazie al fatto che i compositori non abbiano depositato le musiche in alcuna collecting society (come SIAE in Italia, Gema in germania, Sgae in Spagna, Sacem o Sacef in Francia, Ascap o Bmi in USA, ecc…), l’utilizzo di queste tracce non comporti alcun problema e alcuna burocrazia. Niente di più falso.

  • La trattativa è diretta e tutti i diritti sono assolti
  • Sono gratis, o quasi
  • Non sono depositate nelle collecting

TRATTATIVE DIRETTE con ESCLUSIONE della SIAE

I cataloghi di musica Free Royalty si affrettano a spiegare che gli autori e i compositori di queste musiche non sono iscritti alla SIAE, ragione per cui si avrebbero dei vantaggi economici poiché la licenza d’utilizzo verrebbe concessa direttamente dagli interessati, senza passare dalla SIAE.
Ebbene, in ambito pubblicitario, in Italia, la SIAE non amministra i diritti relativi agli autori, ai compositori e agli editori, ma lascia la trattativa ad un libero accordo tra le parti.

Pertanto in ambito pubblicitario non c’è alcuna differenza tra una Free Royalty e una qualsiasi altra traccia musicale: per entrambe il prezzo è determinato dalla trattativa diretta.

La differenza è riscontrabile quindi solo per quegli utilizzi nei quali è la SIAE ad amministrare la ripartizione dei compensi. Ad esempio per un uso non pubblicitario (in un programma TV o in un documentario) o per la stampa su CD o su DVD.

Ma mentre in questi ultimi ambiti l’editore e il produttore fonografico potrebbero decidere di concedere gratuitamente il diritto di sincronizzazione in quanto riceveranno i loro compensi per la Public Performance dalla SIAE o dalle società di diritto connesso, per le Royalty Free sarete tenuti a pagare direttamente la musica.
Se poi vi recate in SIAE per stampare dei CD o dei DVD ecco che con le Royalty Free dovrete dimostrare di avere in mano tutti i diritti di riproduzione meccanografica, mentre con gli altri cataloghi sarà sufficiente avere la liberatoria del produttore fonografico e corrispondere alla SIAE i diritti editoriali.

FREE UN FICO SECCO

L’utilizzatore, nella maggior parte dei casi, non è libero di disporre della traccia musicale come meglio crede, perché questa è comunque soggetta a una licenza d’utilizzo, spesso limitata, rilasciata direttamente dalla controparte. La confusione nasce sicuramente anche da una errata traduzione: con il termine “Free” si vuole illudere che si possano utilizzare gratuitamente e liberamente delle musiche, ma così non è.
Di recente sono comparsi anche alcuni cataloghi che effettivamente propongono su You Tube musica gratuita anche per utilizzi commerciali, ma vi siete chiesti dove guadagnino? dalla monetizzazione della pubblicità. Leggete più avanti il paragrafato dedicato alla Pubblicità sulla pubblicità e pensateci due volte prima di cadere in queste trappole.

DEPOSITATE SI o NO?

Leggendo tra le righe (in alcuni casi solo tra le FAQ) di alcuni siti Royalty Free in realtà si scopre che alcune delle musiche da loro proposte potrebbero essere depositate presso le PRO, cioè le collecting society. Perché ciò avviene? semplice: perché la porta per l’inserimento a database è aperta e i musicisti potrebbero caricare musiche che già hanno depositato e che magari hanno già caricato anche su diversi portali, dato che le Royalty Free non sanno cosa sia il concetto di “esclusiva”.

Preludio Music Library seleziona una a una le musiche del proprio database e si assicura di ottenerne l’esclusiva. Non solo, ma dispone di tutti i contratti con gli autori e i compositori, sia quello fonografico che quello editoriale. Ciò garantisce l’utente di non incorrere in alcuna sorpresa.

Come ad esempio quella che è accaduta a una Major che si è ritrovata migliaia di proprie tracce grabbate e con un titolo differente all’interno di un catalogo Royalty Free. Se per sbaglio un vostro cliente dovesse aver fatto uso di una di queste tracce, son dolori!

Oggi, infatti, i sistemi di detection automatica consentono l’individuazione delle proprie tracce sia sul web che nell’emissione televisiva, quindi occorre veramente fare attenzione e quando si ha a che fare sia con importanti aziende che con piccoli clienti, non si può più superficialmente affermare: “Chi vuoi che se ne accorga!”, “Tanto non se ne accorgono”, “Non è mai successo nulla!”, ecc..

LA PIRAMIDE della CATENA di SANT’ANTONIO

La gran parte delle società che gestiscono cataloghi di brani Free Royalty, o che si nascondo dietro al dito dei “Creative Commons”, hanno un approccio nei confronti dei musicisti che mi diverte sintetizzare con la metafora della “Piramide della catena di Sant’Antonio”. Ricordate le catene dette di “Sant’Antonio”? era un meccanismo nel quale chiedendo soldi a una larga base di illusi contribuenti si andava a gonfiare le tasche solo del vertice della piramide.

I cataloghi Free Royalty attingono a mani basse ai fonogrammi di una vasta base di autori e compositori, salvo che svendendole a basso prezzo alla fine fanno l’interesse solo di chi amministra i cataloghi. Un compositore, in sostanza, potrebbe portare a casa in un anno qualche decina di euro senza alcuna proporzione col vantaggio offerto all’efficacia della comunicazione grazie all’utilizzo della propria musica. Non mi soffermo più di tanto sulla mancanza di etica che si cela dietro a questi meccanismi, ma di certo non è pensabile che la licenza annuale per una importante campagna pubblicitaria di una grande azienda multinazionale venga concessa a forfait, sulla base di un prezzo fisso di poche centinaia di euro, omettendo già a priori la valutazione di un proporzionale indennizzo (quello che la giurisprudenza internazionale chiama “equo compenso“) che rappresenti appunto il giusto compenso per l’opera dell’ingegno e la produzione fonografica che ha permesso alla stessa di essere ascoltata ed apprezzata. Questa valutazione, infatti, dovrebbe tener conto del Cliente, del mercato che rappresenta, del mercato in cui opera, del mercato in cui la campagna avrà diffusione, dei target di riferimento, ecc. Un conto è concedere in licenza una musica alla Coca Cola per uno spot che andrà in onda per un anno consecutivo su tutti media in Italia e Germania e un conto e concedere la stessa musica ad un mobilificio brianzolo per uno spot che andrà in onda 2 settimane in alcune Tv locali della Lombardia.

A ciò aggiungasi che molti di questi cataloghi hanno sede in paesi nei quali la legislazione è differente da quella italiana. Ad esempio negli Stati Uniti ogni passaggio di una campagna pubblicitaria viene amministrato e ripartito dalle società di collecting. Spesso i siti web rilasciano licenze automatizzate che farebbero venire la pelle d’oca a qualsiasi avvocato italiano esperto di diritto d’autore. Ribadisco che chi gestisce questi cataloghi spesso e volentieri pensa al proprio interesse senza tutelare minimamente gli interessi dei propri autori e compositori i quali, iscritti a società di collecting estere, si aspetterebbero di vedere arrivare i loro compensi dalla SIAE anche per i passaggi pubblicitari, cosa che però non avviene. Ma nel frattempo i gestori hanno scalato la loro piramide.

LICENZE NON ESCLUSIVE e GENERICHE

Al riguardo delle licenze di cui sopra occorre inoltre considerare che spesso non coprono tutti i diritti, ad esempio i “diritti di messa a disposizione al pubblico” del web, e che nella quasi totalità dei casi si tratta di licenze non esclusive.
E’ necessario precisare che anche le licenze di Preludio Music Library sono “non esclusive”, ma la differenza tra le une e le altre è di fondamentale importanza per gli addetti ai lavori.

Con le Free Royalty la “non esclusività” implica che nello stesso periodo la stessa musica può essere utilizzata da chiunque, perfino da società appartenenti al medesimo settore merceologico.

Con Preludio Music Library la “non esclusività”, invece, significa che in passato qualcuno potrebbe aver utilizzato quel brano, ma per il periodo della pianificazione viene concesso esclusivamente al cliente che l’ha scelta. Di fatto quindi è una licenza “in esclusiva” anche perché non facciamo neanche una distinzione per settore merceologico. Il brano non risulterà disponibile per nessuno, salvo tornare ad esserlo allo scadere della licenza.
Infine, le licenze Free Royalty spesso generano le proprie licenze in via automatica e non sono licenze che indicano a quale traccia e a quale opera si riferiscano. In caso di contestazioni i legali della vostra controparte ci sguazzeranno.

I PONZIO PILATO: LA MANLEVA DI RESPONSABILITA’

Ma una delle assurdità e delle cose più gravi delle pseudo-licenze (ormai preferisco chiamarle così) dei cataloghi free-royalty è nella manleva di responsabilità.

Nella maggior parte dei casi l’acquisto di una traccia sui cataloghi Free Royalty è un contratto diretto tra l’utente e il musicista, con tutti i rischi che ne conseguono. In sostanza le piattaforme se ne lavano le mani.

Rimando a questo mio articolo per una analisi più completa delle licenze free-royalty che vi aiuterà ad aprire gli occhi sui rischi che questa cosa comporti per voi, ma soprattutto per i vostri clienti.

https://preludio.it/diritto-dautore-si-a-chi-si-assume-le-proprie-responsabilita/

QUALITA’

Come non soffermarsi sulla qualità piuttosto scadente dei cataloghi Free Royalty? Ammesso e non concesso che vi possano essere eccezioni che confermano la regola, nella stragrande maggioranza dei casi la qualità dei suoni e della creatività musicale è obiettivamente molto bassa. Il mondo del digitale ha infatti aperto le porte dell’editing auto-prodotto con il risultato che tutti si improvvisano compositori, senza di fatto essere musicisti. Molti dei nostri clienti sono direttori creativi: provate ad immaginare qualcuno che vi sottrae lavoro improvvisandosi copywriter, senza averne la cultura, o art director semplicemente perché sa usare Photoshop. Non basta avere gli strumenti: dietro al computer o alla macchina da scrivere occorre l’artista, con tutta la sua gavetta, la sua esperienza, la sua creatività.
Tornando alla qualità sapete perfettamente che la differenza tra un grande ristorante e uno mediocre è nella cura di ogni dettaglio che parte ad esempio dalle materie prime: l’utilizzo di verdure biologiche di alta qualità piuttosto che prodotti in scatola è ravvisabile facilmente al palato di chiunque. Più difficile per alcuni è accorgersi della scarsa qualità di alcuni suoni. Spesso tuttavia, chi ha poca cultura musicale, potrebbe non sapere affermare cosa ci sia che non funziona, ma percepire distintamente che effettivamente c’è qualcosa che non va. Piuttosto che trovarsi di fronte a simili dubbi amletici, tanto vale tagliare la testa al toro ed effettuare le proprie ricerche presso fornitori che, come Preludio Music Library, da sempre fanno una accurata “selezione” dei propri contenuti.
Rimando inoltre al mio articolo “La musica è un linguaggio” per comprendere come la variabile “Musica” debba essere tenuta in considerazione tanto quanto il testo o le immagini, in qualsiasi campagna di comunicazione.

PROFONDITA’e RINNOVO

Altresì importante è la profondità di catalogo e anche la manutenzione dei cataloghi, che significa la capacità della società di gestione di rinnovarli periodicamente ampliando o variando l’offerta. Profondità e Rinnovo consentono al cliente di non dover saltare continuamente da un sito web all’altro alla ricerca dei propri contenuti, ma di sapere di poter contare su un partner che ti risolve il problema in pochi minuti.
A volte può essere un problema anche l’eccessiva profondità che, se può essere un valore in determinati contesti (come ad esempio in ambito televisivo), può rivelarsi controproducente in altri, per i quali il cliente preferisce trovarsi di fronte a pochi risultati mirati piuttosto che riscontrare migliaia di tracce tra le quali sceglierne una per caso.

PASSIONE e PERSONE

Il lavoro di “collector” in ambito musicale dev’essere spinto dalla passione per la musica. Spesso i siti di Free Royalty sono server web che inglobano musica, dispensano licenze in automatico e ricevono i pagamenti con carta di credito o PayPal. Dietro a PRELUDIO MUSIC LIBRARY, e per fortuna anche dietro ad altre società serie e professionali, c’è un team di persone che lavora costantemente per offrire consulenza musicale rapida, mirata ed efficace ai propri clienti. C’è un team che ha a cuore il budget dei propri clienti, ma anche il rispetto per i propri compositori. Nei tempi del web è importante poter aprire una chat per chiederci un consiglio, così come sapere di poter digitare un numero di telefono per ottenere subito una risposta in viva voce!

PUBBLICITA’ sulla PUBBLICITA’

Da dove nasce il business delle Royalty Free? sicuramente da una esigenza di affrancarsi dai consueti meccanismi di tutela del diritto d’autore, ma anche dalle nuove regole del mercato digitale proposte (per non dire “imposte”) da numerose piattaforme. Oggi su You Tube è possibile monetizzare i propri contenuti e quale strada migliore può essere quella di produrre una gran quantità di contenuti di scarsa qualità da piazzare il più possibile allo scopo di trarne un guadagno? Ritenete davvero che sia accettabile che sul proprio video possa comparire della pubblicità indesiderata o peggio quella della concorrenza? attenzione, quindi. Gli aggregatori seri di contenuti, come Preludio Music Library, hanno la possibilità di togliere il claim e cedervi licenze che garantiscano il non comparire della pubblicità sui video di You Tube.

BOOMERANG LEGALE / FISCALE

In molti casi ho ricevuto telefonate di clienti disperati: scegliere musiche Royalty Free si è rivelato un pericoloso boomerang. Per tre ragioni: la prima perché in caso di utilizzo non espressamente regolato dalle licenze automatiche di cui sopra, si rischia di vedere i propri video bannati o, come dicevo sopra, con altra pubblicità che appare in sovrimpressione o, peggio, si rischia di essere coinvolti in qualche causa legale. In secondo luogo perché alcune delle società che dispensano musiche senza tener conto dell’equo compenso hanno, guarda caso, la propria sede in quei territori che, oltre a non aderire alle convenzioni internazionali sui diritti d’autore, rientrano tra le black list fiscali. La ricezione di una fattura dal Lussemburgo, ad esempio, in diversi casi ha pressoché automaticamente generato una verifica fiscale, creando così grattacapi, perdite di tempo e denaro ben superiori al risparmio ottenuto. Oltre a ciò si aggiungano infine i rischi per possibili contenziosi legali in merito all’utilizzo di brani che vengono presentati come copyright-free, ma che a seguito di controlli poi non risultano tali (alcune società italiane –  tra quelle “serie” – e anche alcune major, come dicevo più sopra, hanno ritrovato intere proprie collezioni “grabbate” e pubblicate in siti Royalty Free!).

CONCLUSIONI

Insomma, anche in ambito musicale vale la regola: chi più spende, meno spende!
Il messaggio finale è e deve essere: Musica tutelata di qualità e nel pieno rispetto degli aventi diritto.
#stopfreeroyalty #lamusicanonegratis #stoproyaltyfree

Andrea Thomas Gambetti – andrea @ preludio.it
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