“La conoscenza parla, ma la saggezza ascolta.”
JIMI HENDRIX
Un tempo c’era l’Hi-Fi di alta qualità: i più fanatici del genere acquistavano persino i cavi di collegamento alle casse di un certo tipo, pur di ottenere l’alta fedeltà sonora. Alle fiere di settore potevi trovare sub-woofer che sembravano astronavi, casse artigianali in legno rigorosamente massello della Val di Fiemme, impianti di potenza fuori norma da installare nel bagagliaio delle autovetture così da generare invidia tra gli amici. Non era una mania, ma un vero e proprio stile di vita!
Ricordi lontani.
Oggi i cavi non esistono quasi più, sostituiti dal wireless. Che però ha solo il vantaggio di non creare disordine perché per il resto la qualità audio non è la stessa. Le casse sono compatte: essendo bluetooth, sono più comode da portarsi in giro per le varie stanze della propria casa.
Ma soprattutto la sorgente del suono non è più la stessa.
Dal vinile siamo passati alle musicassette e da quest’ultime al cd audio, perdendo un ampio range di frequenze.
Ora il lettore CD non è più previsto né nelle consolle delle automobili, né nei computer.
Dal cd audio si è quasi direttamente approdati all’mp3.
Ascoltare dallo smartphone musica via bluetooth è ormai lo standard. C’è chi si dota anche di sub-woofer, ma se il suono in partenza è povero, tale resterà.
Provate ad ascoltare i 4 file audio qui sotto.
Si tratta di un brano a cappella (Alti & Bassi dall’album Medley) con batteria vocale in formato rispettivamente wav, mp3 320 kbps, 128 kbps e 64 kbps. Passando da uno all’altro sentirete poco alla volta un impoverimento, come se mancasse qualcosa. E in effetti è proprio così.
È un qualcosa che conoscono molto bene anche i fotografi, dopo la nascita del JPEG. Si tratta di formati compressi che escludono determinate frequenze. L’occhio e l’orecchio umano è come se non se ne accorgessero, percependo una sorta di sintesi.
Purtroppo nella musica non registriamo solo un abbassamento della qualità audio. Anche dal punto di vista armonico, melodico, nelle orchestrazioni, nelle idee troviamo davvero ben poco della grande creatività della musica barocca, classica o romantica. Ma anche spingendoci fino al 900, che fine hanno fatto le straordinarie orchestrazioni delle band degli anni 30 / 40 / 50? La poetica e i testi delle canzoni degli anni 60 / 70?
Ciò è dovuto sicuramente alla mancanza di cultura: La scuola italiana non ha contribuito a diffondere cultura musicale e, mentre un tempo solo chi studiava e aveva del talento poteva emergere, oggi chiunque può proporre qualcosa. Senza determinate nozioni o senza talento, però, si dura poco.
Da un lato l’audio, dall’altro l’essenza stessa della materia musicale.
Il risultato qual è?
L’orecchio assuefatto.
Ci stiamo sempre più abituando alla scarsa qualità:
– attori impreparati.
– voci improbabili.
– dizione inesistente.
– cantanti inascoltabili, ma per fortuna c’è auto-tune.
– file mp3 come se piovessero, perfino nelle sincronizzazioni pubblicitarie!
– suoni campionati che sostituiscono i musicisti (a volte con ottimi risultati, in altri casi no).
– musica “usa e getta”, scelta nelle sync solo… perché costa poco.
Non mi stancherò di ripetere che, come all’epoca dell’Hi-Fi, è sempre l’elemento più scarso della catena a determinare il livello qualitativo globale. E se l’efficacia di un investimento pubblicitario è direttamente proporzionale al livello dei singoli elementi, conviene scegliere sempre la qualità.
In caso contrario non scandalizzatevi se le vostre redemption risulteranno correlate… all’elemento più scarso!
A proposito! I 4 file audio poco sopra vi sembravano tutti uguali?
Benvenuti nel club dell’orecchio assuefatto!
Andrea Thomas Gambetti
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